Salvador Dalì

Albero genealogico

Angelus di Millet

Esposto al dipinto sin dalla fanciullezza - una copia dell'Angelus era appesa in una parete della sua scuola elementare - Dalì ne rimase talmente incantato da farne l'oggetto di una febbrile indagine. Al quadro di Millet egli dedicò addirittura un libro, Il mito tragico dell'Angelus di Millet, dove scrisse:

«Nel giugno 1932 si presenta d'improvviso al mio spirito, senza che alcun ricordo recente né associazione cosciente possa darne un'immediata spiegazione, l'immagine dell'Angelus di Millet. Tale immagine costituisce una rappresentazione visiva nettissima e a colori. È pressoché istantanea e non dà seguito ad altre immagini. Ne sono grandemente impressionato, grandemente turbato, poiché, nonostante che nella mia visione di tale immagine tutto "corrisponda" esattamente alle riproduzioni del quadro da me conosciute, essa "mi appare" nondimeno assolutamente modificata e carica di una tale intenzionalità latente che l''Angelus di Millet diventa "d'improvviso" per me l'opera pittorica più inquietante, più enigmatica, più densa, più ricca di pensieri inconsci che sia mai esistita»

 

In questo libro Dalì espresse la propria tesi secondo cui l'opera non raffigurava affatto un momento di preghiera serale, bensì la veglia sulla bara di un bambino. Questa transizione da «quadro idillico e religioso [a] un'inquietante e perversa scena d'infanticidio», a giudizio di Dalì, è avallata dalla presenza in sottotraccia di una piccola bara, poi eliminata in seguito a un pentimento in corso d'opera. Per suffragare la propria tesi, nel 1963 egli chiese ed ottenne un'analisi ai raggi X dell'opera presso il Louvre, da cui emerse la presenza sottostante di una figura rettangolare più volte ricoperta dal colore, che effettivamente somiglia alla bara di un piccolo defunto. Entusiasta della scoperta, Dalì realizzò anche diverse opere sul tema dell'Angelus; malgrado ciò, col succedersi degli anni la sua idea godette sempre di più di cattiva fama, fino ad essere considerata soltanto una delle sue vivide suggestioni.

 

Riminiscenze archeologiche dell'Angelus di Millet - 1933-35

Ritratto di Gala - L'Angelus di Gala - 1935

Gala e l'Angelo di Millet - 1933

Ritratto del mio defunto fratello - 1963

La Madonna di Port-Lligat - 1949

Persistenza della memoria - 1931

Gli elefanti - 1948

Le tentazioni di Sant'Antonio - 1946

Museo Teatro Dalì a Figueras - Girona Spagna